Appartenente a una famiglia
dell'aristocrazia romana, fu consacrato suddiacono da papa Marino, ma non tenne
in alcun conto la propria dignità ecclesiastica e condusse una vita
avventurosa e indecorosa dal punto di vista morale. Avversò soprattutto
papa Formoso che, per liberarsi della sua incomoda presenza, cercò di
allontanarlo da Roma, nominandolo vescovo di Cerveteri. Stefano VII lo
retrocesse a diacono, ma ciò non indebolì la sua posizione di capo
della fazione avversa a Formoso. Ritenuto il probabile responsabile della morte
violenta di papa Teodoro II avvenuta nell'897, si fece proclamare suo successore
dalla fazione a lui fedele, senza tener conto della contemporanea elezione di
Giovanni IX. Scomunicato, fu costretto dall'imperatore Lamberto a fuggire presso
il marchese Adalberto di Toscana. Morti entrambi i suoi avversari,
ritornò a Roma e, potendo contare sull'appoggio dell'aristocrazia e sulle
milizie di Alberico, si liberò di papa Leone V. Mantenne la propria
posizione antiformosiana anche dopo essere stato consacrato pontefice dal
Concilio di Roma nel gennaio 904. Annullò tutte le ordinazioni
sacerdotali fatte negli anni precedenti dai papi che considerò suoi
nemici, nonché le decisioni dei concili di Roma e di Ravenna che avevano
riabilitato papa Formoso. Da una sua relazione con Marozia nacque il futuro papa
Giovanni XI (m. 911).